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Il baby calciatore dell’Ozzanese corregge l'arbitro: "Il rigore per noi non c'č"

05/06/2015

Daniele, 12 anni, campione di fair-play. Poi segna anche il gol della vittoria contro Cagliari

Pianoro (Bologna), 5 giugno 2016 - Una lezione di sport e di vita (o di fair play, come dicono gli inglesi), che arriva dall’insegnamento dei più piccoli: l’arbitro concede erroneamente un rigore, ma un ragazzo e la sua squadra lo rifiutano. Succede a Pianoro, durante un torneo di calcio giovanile. Protagonista della storia è Daniele Bernardi, appena dodicenne, ragazzino di Ozzano e calciatore dell’Ozzanese. A raccontarci l’accaduto è il suo allenatore, Rocco Giorgio: «Eravamo a metà della ripresa, con il risultato di 0-0. Su una nostra azione, il pallone è uscito dal campo ma l’arbitro non se n’è accorto. L’azione prosegue con un cross in mezzo ed un fallo di mano, in area, di un calciatore del Gs Cagliari, squadra che giocava contro di noi. A quel punto l’arbitro fischia il calcio di rigore, ma Daniele seguito dagli altri compagni, fa notare al direttore di gara che il pallone era in realtà uscito e che il rigore, quindi, non era d’assegnare. L’arbitro è quindi tornato sui suoi passi e la palla è stata rimessa in gioco».

Come in una favola a lieto fine, la partita terminerà poi 1-0 in favore dell’Ozzanese, grazie ad un gol proprio di Daniele Bernardi. Risultato sul campo a parte, un altro bel gesto è arrivato al termine della gara, con l’abbraccio collettivo delle due società: «E’ il capitolo più bello della mia storia sportiva – dice il mister –. A fine gara tutti i ragazzi, invitati dall’allenatore del Gs Cagliari, Astorino, hanno scelto di festeggiare insieme questa bella giornata di sport, tra gli applausi spontanei dei genitori presenti in tribuna. Credo che sia stata una bella dimostrazione di come nel calcio contano dei valori che oggi, purtroppo, stanno scomparendo».

Valori che società come l’Ozzanese e il suo allenatore hanno dentro: «Non siamo nuovi a questi gesti anche se il più delle volte non portano a risultati sportivi soddisfacenti. Qualche settimana fa – racconta Giorgio –, ad esempio, non abbiamo voluto un calcio d’angolo perché non ci spettava. Purtroppo, però, nell’azione successiva abbiamo subito il gol che ci ha fatto perdere». I genitori, lo raccontano i fatti di cronaca recenti, spesso vivono la gara dei propri figli sugli spalti con più agonismo dei bimbi stessi, ma ad Ozzano capiscono che non conta solo il risultato: «Ogni genitore è esigente. Ma qui sanno anche che il risultato non è fondamentale. È ben più importante – perché molto più difficile – accettare le decisioni arbitrali, le sconfitte e rispettare gli avversari. Sono segnali, questi, che molto spesso i professionisti non danno. Guardando il calcio ad alti livelli l’importante non è partecipare ma vincere. I ragazzi, che vedono questo calcio, purtroppo possono prendere questi messaggi come esempi e sta a noi allenatori ed educatori, alle società come l’Ozzanese e ai genitori stessi far capire che non è così».

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